fine democrazia
così almeno come ce l´hanno presentata o, quantomeno, come l´abbiamo concepita e finora vissuta, la democrazia non esiste più. Quanto abbiamo creduto contenesse non è stato riscontrato. E’ vero, schiavi e despota non ci sono più - per modo di dire - sempre che tv, informatizzazione, burocrazia e capitalismo non li abbiano egregiamente sostituiti. Corruzione materiale e morale hanno cariato le fondamenta del grande sogno egualitario. (Gli anarchici lo sapevano da mo’). L´incastellatura d’apparenza che ancora regge è abitata dalla politica commerciale che ha come ideali - bene che vada - un progresso legato al Pil e una curva verso l´alto che vorrebbe dimostrare un benessere strettamente vincolato all’accumulo. Ma c’è un procedere che si avvale del sentire in sede del più rinomato sapere. L’epoca razionalistica, eleggendo a supremo e a dogma la sua verità tecnologica e scientista, sta mostrando il suo inumano limite. Come dice Bauman, nella sua società liquida le appartenenze corrispondono ad interessi sempre più di alta frequenza cioè, edonistici, materialistici, commerciali e di potere. Cioè a dire che i valori “prepolitici” di Massimo Fini non fanno più definitivamente testo, non sono più costituenti della nostra cultura. La democrazia è finita perché inumana da un lato, in quanto prodotto di una concezione razionalistica dell’uomo e anche perché la sua nuce sentimentale, cioè il suo bisogno di lealtà non è più nei nostri opulenti corpi. Ma gli uomini non sono ratione sono sentimenti, carne ed estetica. Da lì creano il razionale, non viceversa. In questo spazio qualche spunto per dare voce ai nostalgici di umanesimo.
22.democrazia über alles? 261113
a breve l´anarchismo potrebbe tornare dove merita. Speriamo in forma non solo materialista. Non so chi prima di lui (pardon per l´ignoranza) abbia fatto presente che l´organizzazione implica potere. Che il lavoro regolamentato implica distanza da sé. Due argomentini di per sé sufficienti per piegare in due i tentativi che la democrazia si prodiga di propinare per sostenere l´idea della libertà che essa - e solo essa - implica. Ma ogni buona idea non attecchisce senza l´opportuno humus. Il sistema riesce così a digerire tutto. Ne ha gli anticorpi. Ogni espressione ad esso aliena, viene in breve riassorbita. Il denaro e la comunicazione sono una coppia di cecchini che finora non hanno fallito. Tanto per stare ai giorni nostri, si può ricordare il movimento hippy, la beat generation, il situazionismo, il ´68, le Br. Sebbene diverse, erano tutte spinte che non sono riuscite a raggiungere la fioritura e quindi l´impollinatura. Come foraggio, il sistema se ne è nutrito. Si procede come una motonave, la cui rotta - è comprensibile - non può cambiare con la repentinità di una deriva. Le spinte che sanno di poterne aggiornare la rotta forse nascono proprio nell’inconsapevolezza che la partita sarà impari. La narcisistica concezione di se stesse ne è forse una ragione. Ma il punto è proprio questo. Lenti e ampi aggiornamenti della rotta, piuttosto che immediati, siamo ancora tutti imbarcati. È di questo che ci racconta Simone Boscali ne Il Sistema-pensiero dell´Occidente e Effetto crisalide. Due brevi saggi assai utili per radunare le idee e fare il punto sulla pappa che passa il convento. Ci racconta della prevaricazione che una cultura architettata solo attraverso una lettura intellettuale e materiale del mondo, compie verso la natura profonda dell´uomo e del tutto. Mostra il terreno instabile su cui la democrazia e il cosiddetto occidente fondano se stessi. Non manca di accennare alla concezione della salute e al potere della comunicazione, a quello della medicina e quindi delle case farmaceutiche. Emblemi ed espressioni della magistrale azione di controllo che subiamo. Magistrale perché priva di coercizione apparente. E parla della solitudine di coloro che hanno avuto l´opportunità di dare un´occhiata oltre l´orizzonte che ci avevano disegnato sul muro.
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