fine democrazia
così almeno come ce l´hanno presentata o, quantomeno, come l´abbiamo concepita e finora vissuta, la democrazia non esiste più. Quanto abbiamo creduto contenesse non è stato riscontrato. E’ vero, schiavi e despota non ci sono più - per modo di dire - sempre che tv, informatizzazione, burocrazia e capitalismo non li abbiano egregiamente sostituiti. Corruzione materiale e morale hanno cariato le fondamenta del grande sogno egualitario. (Gli anarchici lo sapevano da mo’). L´incastellatura d’apparenza che ancora regge è abitata dalla politica commerciale che ha come ideali - bene che vada - un progresso legato al Pil e una curva verso l´alto che vorrebbe dimostrare un benessere strettamente vincolato all’accumulo.  Ma c’è un procedere che si avvale del sentire in sede del più rinomato sapere. L’epoca razionalistica, eleggendo a supremo e a dogma la sua verità tecnologica e scientista, sta mostrando il suo inumano limite. Come dice Bauman, nella sua società liquida le appartenenze corrispondono ad interessi sempre più di alta frequenza cioè, edonistici, materialistici, commerciali e di potere. Cioè a dire che i valori “prepolitici” di Massimo Fini non fanno più definitivamente testo, non sono più costituenti della nostra cultura. La democrazia è finita perché inumana da un lato, in quanto prodotto di una concezione razionalistica dell’uomo e anche perché la sua nuce sentimentale, cioè il suo bisogno di lealtà non è più nei nostri opulenti corpi. Ma gli uomini non sono ratione sono sentimenti, carne ed estetica. Da lì creano il razionale, non viceversa.  In questo spazio qualche spunto per dare voce ai nostalgici di umanesimo. 
 
07.discepoli di Machiavelli

Poche righe capaci da sole di dimostrare la pasta della democrazia.
 
"Nel corso del conflitto si era data ampia risonanza all´attacco delle armi chimiche a Halabja. Nel 1990 gli alleati, sotto la guida degli Stati Uniti, dopo anni passati a negare la consapevolezza di Saddam a proposito degli abusi dei diritti umani, improvvisamente cominciarono a scoprire le prove della natura malvagia del dittatore iracheno e gli orrori del regime che loro stessi avevano fino a quel momento appoggiato. E mentre gli alleati cambiavano la linea d´azione, lo stesso fecero i loro nemici ideologici. nella sinistra in molti elogiarono Saddam come un Davide che si opponeva a un Golia capitalista globale capeggiato dagli americani, spesso perfino attingendo, senza alcuna apparente consapevolezza dell´ironia della situazione, alle stesse fonti erronee usate dalla destra negli anni ´80. Fu il miglior tirocinio che potessi fare per la mia carriera di giornalista. Considerai a lungo innocua tale retorica, ma negli ultimi anni è diventato chiaro che un´analisi alterata dall´ideologia ha conseguenze che incidono in modo diretto sulla vita di miliardi di persone."
 
Burke Jason - Sulla strada per Kandahar - Longanesi, Milano 2008
 


 

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