è accettabile riferirsi a una sola storia?
Qualche considerazione dedicata all´articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 29 febbraio 2012: L´anticapitalismo all´italiana.
non si esprime una critica al capitalismo per alludere ad utopie di pari valore alla storia. Si fa per sottolineare ciò che la storia sta tralasciando e - soprattutto - per fare un gesto da interpretare come provocatorio... almeno nelle esigenze di colui che lo compie e da coloro che lo condividono. Gesto che viene immesso nella pressoché infinita volumetrica cosmicità fatta e piena di spinte, di incontri e scontri occasionali - anche se alcuni sembrano previsti e prevedibili - detta Storia. Ma quale? C´è una storia, nel senso di storiografia, democratica? Dove gli eventi possono essere selezionati equamente? Forse non è nelle nostre umane corde tanta competenza. In questa occasione si parla di storia, attraverso la critica al capitalismo, muovendo da esigenze personali. Esigenza. Prima espressione del sentimento. Chi non dispone del medesimo sentimento non può apprezzare la critica al capitalismo per quanto possa venire razionalmente argomentata. Così, i convinti opulenti, ovvero convinti che il capitalismo finanziario abbia semplicemente bisogno delle opportune normative per restare democratico ed in testa alla classifica del male minore, non avranno nulla da dire a suo discredito. Diversamente stanno le cose per di chi urla torturato dalla storia. Urla intellettuali o da unghie strappate non differenza, in questa occasione. In circostanze diverse da questa, quei convinti si sentirebbero antistorici a protestare contro le malefatte delle oligarchie? Delle monarchie? Delle democrazie? Per il medesimo motivo, con la stessa esigenza, non potranno allora urlare anche contro altro, la mafia, la corruzione, la guerra? Dovranno solo condividerne la loro potenza sancita dalla loro storia stessa. 290212