industria.capitalismo.dominio.materialismo
eloquenza per prendere coscienza.
 
38.felici alla coercizione 080116

grazie all´abbondanza, al mito del denaro, ci siamo tagliati il rampo sul quale stavamo seduti, ci siamo privati dei pilastri che costituivano le identità tradizionali.
Se da un lato erano impermeabili alle novità, dall´altro avevano l´utilità di condurci per mano nelle scelte. Era chiaro dov´era il bene e dov´era il male.
 
Privi di sensori, siamo divenuti sempre più massa unificata, sempre più facili prede della comunicazione.
Ora non siamo più Giuseppe il dottore e Johansonn il ciabattino, siamo consumatori e solo in funzione di questa nuova identità siamo valutati, identificati. 
Con il codice a barre nascosto nella tastiera proseguiamo a nuotare nella vaschetta della libertà offertaci dal nostro stesso potere di acquisto.
È l´ultimo atto di una coercizione che non ha più bisogno di inferriate per farci stare tranquilli.
È la pace oppiacea, quella alla quale chi ne è ancora estraneo, chi ancora non è stato catturato dalla rete della globalizzazione, reagisce come può, senza crucciarsi di non avere la capacità dialettica per argomentare a sufficienza - per noi - i propri argomenti. Quelli ammazzano e basta, a quelli non servono discorsi e dichiarazioni, gli basta sentire l´invasività ripugnante del vomito di merci.
E forse, come dice Slavoj Zizek, la loro rabbia è moltiplicata dalla consapevolezza che quella ribellione è in ritardo: anche i loro pilastri sono già crollati sotto il peso del denaro. Un canto del cigno autoesplosivo pur di non finire in piscina a giocare con le paperette della Bmw.
 
Globalizzati ma infelici


 

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