La democrazia ha disatteso se stessa. A ben guardare libertà, uguaglianza, legalità sono intenzioni disumane.
Il comunismo ha avuto il torto di livellare o credere di poterlo fare, lo spirito umano, collettivo, sociale. I totalitarismi comportano lutti che hanno lasciato vedovi e arrabbiati i diritti umani. I quali sono in attesa di rifarsi con pari violenza, apparentemente più legale di quella impiegata da certi servizi segreti.
Tre forme di governo in forma di triade.
Triskell che, dal punto di vista di chi paga non è possibile riconoscere l’origine o il vertice.
In ognuna di quelle forme, che ha la sua ragione per ritenersi migliore delle altre, ricorre il medesimo umano difetto: potremmo.
Forse, non ci si era avveduti che quando si ha a che fare con i grandi numeri, tutte le dinamiche orientate all´ordine e al giusto, che si è stati in grado di prevedere e considerare, erano tarate su un´unità di misura inidonea a gestire e prevedere le dinamiche che si sviluppano nei grandi numeri.
La legge dei grandi numeri esprime due sole verità.
1. Tende ad autogenerarsi in modo direttamente proporzionale con la crescita della comunità.
2. Tende, in modo ancora direttamente proporzionale alla dimensione della cifra, a implicare al suo interno direzioni contraddittorie qualunque sia l’idea immessa.
Per questa legge non è dunque possibile una società delle masse senza l’autopoiesi di scompensi, senza il graduale allontanamento dalle rive della fraternità, uguaglianza, legalità. È una legge assoluta, nessuna forma di governo di masse può sfuggirne il giogo. In questa prospettiva i totalitarismi, le democrazie e i comunismi godono gli stessi rischi, si avviano alle medesime patologie. Le differenze tra di loro possono far preferire uno all’altro. Ma ora si sta parlando delle identicità. Come fossero espressioni e forme soggette alla stessa struttura, per usare il gergo di Bateson.
Diversamente, per i piccoli numeri, il triskell è ancora tale ma esprime le sue doti in sede dei suoi difetti.
Ognuna di quelle forme - democrazia, comunismo, totalitarismo - si presta a realizzare una comunità ideale, così vicina all’ideale da assomigliare all’anarchia o, per inventare, alla leal-monarchia. L’anarchia, infatti, diversamente da diffusi ma scadenti luoghi comuni, non è fare ognuno quanto ci pare, non è caos e libero egoismo avidico. È piuttosto, che il fare di ognuno, carico di consapevolezze lungimiranti, contro-edonistiche, corrisponde al bene sociale.
L´anarchia è oggi declinata soprattutto in modo etico. Ne segue che l´assunzione di responsabilità diviene la via per creare una relazione con lo stato (che a suo tempo voleva abbattere in quanto ogni organizzazione crea potere) diversa da quella realizzata dall´individuo, adagiato e deresponsabilizzato dalla logica della delega della responsabilità.
Monarchie, assolutismi, democrazie, comunismi, tendono ad assomigliarsi e, interessate, a perdere il senso dal quale si erano generate.
Nelle grandi società di masse pare non si possa sfuggire all’altalena tra repressione e rivoluzione o tra democrazia decantata e democrazia applicata, due cose quasi neppure parenti e, ancora accreditando la storia, tendenzialmente degeneranti.
Con queste premesse lasciando libero il pensiero di inseguire il sentimento si può arrivare a ipotizzare la genesi di una anarchia libertaria e liberale: intelligenza individuale dedicata al sociale.
Potrebbe avere questo sfondo ideologico (ossimoro) la gestione delle grandi masse in futuro? Apparentemente si. Ma per la legge dei grandi numeri no.
Allora è vero. Una via per il futuro sono le piccole comunità, all’interno delle quali però a nessuno però dovrà venir voglia di vedere cosa c’è oltre la siepe. Nel caso torneremmo daccapo e a dover riconoscere che la storia è l’unica verità.